Omicidio Giulio Regeni, dall’Egitto la smentita: “La polizia non l’ha arrestato”
Arriva la smentita sul presunto arresto del ricercatore italiano attraverso una fonte del ministero degli Interni del Cairo: “La polizia non ha fermato Regeni non l’ha trattenuto in alcuna sua sede, quelle che circolano al riguardo sono mere illazioni volte a minare il lavoro della sicurezza egiziana e a indebolire le istituzioni dello Stato”
Novità sulla morte di Giulio Regeni, il ricercatore italiano trovato morto in Egitto il 3 febbraio dopo la scomparsa del 25 gennaio. Secondo fonte del ministero degli Interni del Cairo, lo studente non venne arrestato dalla polizia egiziana nel giorno della sua scomparsa: “La polizia non ha fermato Regeni non l’ha trattenuto in alcuna sua sede, quelle che circolano al riguardo sono mere illazioni volte a minare il lavoro della sicurezza egiziana e a indebolire le istituzioni dello Stato”, ha detto la fonte che aggiunge che “non c’era alcun motivo per torturare un giovane straniero che studiava in Egitto, il ruolo della polizia è proteggere, non torturare”.
Omicidio Giulio Regeni: “Scelti come capri espiatori”
In merito all’omicidio ha parlato alla Cnn Rasha Tarek, la moglie di uno dei cinque presunti ‘sequestratori’ uccisi il 24 marzo dalla polizia egiziana: “Sono stati scelti come capri espiatori in quanto obiettivi facili, alla luce dei loro precedenti penali”. “Anche se non si fossero fermati al posto di blocco o se avessero fatto qualcosa di sbagliato, chi dà il diritto di ucciderli in quel modo? I loro corpi sembravano essere stati usati per un tiro al bersaglio”. “Se stavano scappando – si chiede ancora Rasha – la polizia avrebbe dovuto sparare alla parte posteriore del veicolo, non a quella frontale. O avrebbe potuto sparare alle ruote o solo al conducente”.