Omicidio Yara Gambirasio, legale Bossetti: “Le lettere hard clamoroso autogol dell’accusa”
L’avvocato di Massimo Bossetti in merito alle lettere scambiate tra quest’ultimo e una detenuta, e che il pm ha chiesto di acquisire, ha detto: “Le lettere hard che la pm Ruggeri vuole far acquisire alla Corte sono un clamoroso autogol dell’accusa. Io le ho lette”
Il legale di Massimo Bossetti, (avv. Claudio Salvagni), è intervenuto su Radio Cusano Campus ai microfoni della trasmissione “Legge o giustizia”. Secondo Salvagni “le lettere spinte che la pm Ruggeri vuole far acquisire alla Corte sono un clamoroso autogol dell’accusa”. Bossetti lo ricordiamo è accusato di essere l’assassino di Yara Gambirasio, scomparsa il 26 novembre 2010 e ritrovata morta solo tre mesi dopo, il 26 febbraio 2011. “Questo processo – spiega l’avvocato – ha assunto delle connotazioni particolari. Di fronte ad un diniego della concessione della perizia sul dna, la Corte avrebbe molta più facilità a motivare una sentenza di assoluzione piuttosto che di condanna. Il gup potrebbe dire che è inutile sentire un undicesimo consulente perché non esiste una risposta scientifica e quel tipo di prova non può essere utilizzata. Io però spero che la corte conceda questa super perizia e in contraddittorio tutti i consulenti si confrontino e trovino una risposta scientifica. La questione dna è centrale in tutto lo sviluppo del processo. Noi abbiamo chiesto 5 perizie, anche quella sull’allineamento delle telecamere per vedere quel famoso furgone, ammesso e non concesso che sia di Bossetti, a che ora passava in quelle zone. Io domani mi aspetto che ci sia una presa di coscienza che le zone d’ombra sono maggiori rispetto alle certezze, quindi credo che sia impossibile non concedere delle perizie”.
Letizia Ruggeri, pubblico ministero di Bergamo, titolare delle indagini sulla morte di Yara, ha chiesto di acquisire cinque o sei lettere che Massimo Bossetti si è scambiato con un’altra detenuta del carcere di Bergamo, di nome Gina, con il quale il carpentiere di Mapello ha avuto un fitto scambio epistolare. Nelle lettere (40 in tutto) sarebbero contenuti dettagli “a luci rosse” sulle preferenze di Bossetti in relazione all’organo sessuale femminile. Particolari che richiamerebbero da vicino le ricerche che il carpentiere arrestato il 16 giugno del 2014, per l’accusa, avrebbe fatto sui computer di casa.
“Purtroppo quest’inchiesta – riferisce ancora Salvagni – ha voluto riempire dei buchi pazzeschi, quindi si è cercato di creare delle cose altamente suggestive. Le ricerche di Bossetti su internet non solo non erano pedopornografiche ma non erano nemmeno al profumo di pedopornografia. Sono tutte suggestioni. Le lettere che vuole acquisire la pm Ruggeri le ho lette e a questo punto siamo noi a chiedere che queste lettere vengano acquisite, perché dimostrano che quanto è stato detto in aula è ancora una volta una visione distorta, una suggestione. Non posso entrare nei particolari perché ancora non sono pubbliche. Posso dire però che non c’entrano nulla con le ricerche di Bossetti su internet. Ritengo che questo sia un autogol da parte dell’accusa. Il pm sta puntando su un aspetto totalmente voyeuristico della vicenda che tende a spostare l’attenzione su altre questioni che nulla hanno a che vedere con il processo. E’ come guardare dal buco della serratura”, ha detto infine.