Papa Francesco durante l’Angelus del 12 ottobre 2014, ha rivolto pensieri e preghiere per la città di Genova colpita duramente da una nuova alluvione. Il pontefice ha evocato un’intercessione della Madonna della Guardia “nell’impegno solidale per superare la dura prova”. Ecco le parole di Papa Bergoglio: “In questo momento il nostro pensiero va alla città di Genova. Un’altra volta duramente colpita dall’alluvione. Assicuro la mia preghiera per la vittima e per quanti hanno subito gravi danni. La Madonna della Guardia sostenga la cara popolazione genovese nell’impegno solidale per superare la dura prova. Preghiamo tutti insieme la Madonna della Guardia. Maria Madre della Guardia protegga Genova”. “Dio è buona verso di noi, ci offre la sua amicizia, ci offre gratuitamente la sua gioia, la salvezza. Ma tante volte non accogliamo i suoi doni, mettiamo al primo posto le nostre preoccupazioni materiali, i nostri interessi e anche quando il Signore ci chiama al cuore, tante volte sembra che ci dia fastidio, alcuni invitati addirittura maltrattano e uccidono i servi che recapitano l’invito, ma nonostante le mancate adesioni dei chiamati il progetto di Dio non si interrompe, di fronte al rifiuto dei primi invitati egli non si scoraggia, non sospende la festa ma ripropone l’invito allargandolo oltre ogni ragionevole limite e manda i suoi servi nelle piazze e ai crocicchi delle strade a radunare tutti quelli che trovano. Si tratta di gente qualunque: poveri, abbandonati, diseredati, addirittura buoni e cattivi, anche i cattivi sono invitati, senza distinzione e la sala si riempie di esclusi. Il Vangelo respinto da qualcuno trova un’accoglienza inaspettata in tanti altri cuori”.
Tutti siamo chiamati a non ridurre il regno di Dio nei confini della “chiesetta”
“La bontà di Dio non ha confini e non discrimina nessuno – tuona il Papa – per questo il banchetto dei doni del Signore è universale. E’ universale per tutti, a tutti è data la possibilità di rispondere al suo invito, alla sua chiamata, nessuno ha il diritto di sentirsi privilegiato o di rivendicare un’esclusiva. Tutto questo si induce a vincere l’abitudine di collocarci comodamente al centro come facevano i capi dei sacerdoti e i farisei, questo non si deve fare, non dobbiamo aprirci alle periferie riconoscendo che anche chi sta ai margini, addirittura colui che è rigettato e disprezzato dalla società, è oggetto della generosità di Dio. Tutti siamo chiamati a non ridurre il regno di Dio nei confini della “chiesetta”. Dobbiamo dilatare la Chiesa alle dimensioni del regno di Dio”.