Pd, maggioranza contro minoranza: “Assurdo evocare scenari da Vietnam”
Nel Partito Democratico ennesimo atto di “maggioranza contro minoranza”. Secondo il presidente del Pd, Matteo Orfini è «assurdo evocare scenari da Vietnam».
Ancora scontri nel governo Renzi tra la maggioranza e la minoranza dem in tema “riforme”. Il presidente del Partito Democratico, Matteo Orfini ha scritto sul suo profilo Twitter che «pare incredibile che alcuni senatori del mio partito minaccino il ‘Vietnam parlamentare’ contro il nostro governo, ma forse sono strano io». Sullo stesso argomento è intervenuto il ministro per le Politiche agricole, Maurizio Martina: «Trovo assurdo evocare nel Pd scenari da ‘Vietnam’ al Senato sulle riforme» ha affermato l’esponente del Pd. «Mi domando davvero fino a che punto possiamo arrivare tenendo toni e linguaggi del genere. Faccio un appello accorato perché si fermi questo modo di animare il dibattito interno al Pd. Pluralismo e unità possono stare insieme ma occorre più senso di responsabilità. Discutere di come migliorare la riforma del Senato è un dovere. Farlo ricercando la massima unità nel Pd la nostra responsabilità. Ma vanno abbandonati questi toni assurdi che allontanano da noi tanti cittadini. I nostri elettori domandano unità e responsabilità. Non ‘Vietnam’ dentro il Pd».
La minoranza risponde alla maggioranza dem
La risposta alla maggioranza arriva dai senatori del Pd, Vannino Chiti e Maurizio Migliavacca della minoranza dem: «Si continua nel Pd su una china politicamente pericolosa. Prendendo a pretesto articoli o addirittura titoli anziché dichiarazioni, i soliti pretoriani dell’obbedire senza discutere si lanciano, nella solita successione preordinata, in polemiche prive di fondamento. Anziché discutere nel merito il documento proposto al segretario-premier e alle presidenze dei gruppi parlamentari da 25 senatori Pd, si inventano congiure, trappole, agguati» ed «è grave che in questa schiera di volontari dell’intolleranza ci sia anche il presidente dell’Assemblea nazionale che avrebbe il dovere di garantire un pluralismo serio».