Prestiti: torna la domanda delle famiglie italiane
Le famiglie italiane tornano a chiedere prestiti alle banche, un segnale positivo dopo lunghe difficoltà che hanno caratterizzato gli ultime sei anni
Il 2015: ecco l’anno della svolta: l’anno che si è recentemente concluso sembra aver segnato un punto di svolta importante per famiglie e imprese italiane. Dopo sei lunghi anni di difficoltà e indicatori in calo, infatti, sia famiglie che aziende tornano a richiedere finanziamenti agli istituti di credito. È quanto emerge da recenti dati Eurisc, il sistema di informazioni creditizie di Crif, società specializzata in sistemi di informazioni creditizie, business information e soluzioni per la gestione del credito. Cosa è accaduto nel 2015? L’anno si è chiuso con un dato molto incoraggiante in riferimento al rapporto tra italiani, famiglie, e banche. Si è assistito, infatti a un incremento del 5,95 per cento della domanda di prestiti delle famiglie rispetto a quanto accaduto nel corso dei dodici mesi precedenti. Il segno più torna, quindi, dopo sei lunghi anni di assenza. Un sospiro di sollievo soprattutto in vista del rallentamento, che aveva fatto temere il peggio, registrato nel mese di dicembre 2015. L’ultimo mese dell’anno, infatti, ha fatto segnare una frenata rispetto a quanto accaduto in precedenza con una contrazione del 4,1 per cento che ha interrotto la scia di ben quattordici rilevazioni caratterizzate da un aumento continuo.
Bene i prestiti finalizzati, frenano quelli personali
L’analisi sull’andamento complessivo del comparto nel corso del 2015, inoltre, evidenzia una forte differenza tra ciò che hanno fatto registrare i prestiti finalizzati e ci che è accaduto, invece, a quelli personali. La ripresa è stata trinata dai primi, mentre i secondi hanno stentato a recuperare terreno. In cifre: i prestiti finalizzati, nel corso di tutto il 2015, hanno fatto registrare una crescita sostenuta che ha toccato quota complessiva +12,1 per cento. Di contro, quelli personali sono stati caratterizzati ancora una volta da un andamento complessivo negativo: -1,5 per cento rispetto al dato finale delle performance del 2014. Sono stati proprio questi a tirare verso il basso l’andamento del comparto nel mese di dicembre. Nell’ultimo mese del 2015, infatti, i prestiti personali, compresi i prestiti online e i prestiti veloci, hanno registrato una perdita a due cifre: -16,6 per cento, si tratta della contrazione più marcata dell’anno. Nello stesso mese, invece, i prestiti finalizzati hanno fatto registrare un aumento del 2,7 per cento. A spingere verso l’alto l’andamento di questa tipologia di finanziamento sono stati il segmento auto e moto e la componente relativa all’acquisto di altri beni e servizi (soprattutto elettrodomestici, elettronica di consumo e arredamento).
Un’analisi dettagliata dei prestiti richiesti
Molti italiani si sono rivolti anche agli istituti di credito, come Ing Direct, che offrono prestiti on line, come Prestito Arancio, particolarmente convenienti e personalizzabili. Vediamo nel dettaglio a quanto ammontano i finanziamenti richiesti. In riferimento all’importo medio dei prestiti, nel corso del 2015, il dato è attestato a 7.767 euro (7.007 a dicembre). Si registra un incremento del 4,7 per cento in riferimento all’importo medio rispetto a quanto fatto registrare nel 2014, da sottolineare però che il dato – seppur in ripresa – è ancora lontano dai tempi pre-crisi. Nel 2008, infatti, l’importo medio era superiore al dato del 2015 del 16,2 per cento. Scindendo prestiti finalizzati e prestiti personali, inoltre, è possibile dire che i primi hanno fatto registrare un importo medio pari a 4.946 euro, mentre in riferimento ai secondi l’importo medio è stato pari a 11.624 euro. Concentrando l’attenzione sulle fasce di importo, invece, è facile vedere come, nell’aggregato di prestiti finalizzati e prestiti personali, la preferenza delle famiglie italiane sia andata a quella inferiore ai 5 mila euro. Questa fascia di importo, infatti, rappresenta più del 52 per cento del totale. Per quanto riguarda la durata, invece, anche nel 2015, come già accaduto nel corso dell’anno precedente, la maggior parte dei richiedenti, in questo caso il 22,4 per cento, ha scelto una durata inferiore all’anno, ai 12 mesi.