Violenza sulle donne, madre di Elisa Consoli: “I poliziotti prendevano in giro mia figlia”
Violenza sulle donne, parla la madre di Elisa Consoli (la ragazza di Ostia che nel 2014 ha denunciato il fidanzato): “I poliziotti prendevano in giro mia figlia, le dicevano: ‘Sei una tossica, hai visto troppo Romanzo Criminale'”
Dopo la tragedia che ha riguardato Sara Di Pietrantonio, giovane studentessa di 22 anni barbaramente assassinata dal suo ex fidanzato, i magistrati hanno sottolineato quanto sia importante che le donne trovino il coraggio di denunciare atteggiamenti violenti e persecutori da parte dei loro partner o ex. Il coraggio lo ha trovato due anni fa Elisa Consoli, ragazza di Ostia, che ha denunciato il suo ex fidanzato per le violenze e gli abusi subiti. La madre di Elisa, Annarita Novelli, è intervenuta ai microfoni della trasmissione “Legge o giustizia”, su Radio Cusano Campus. La signora Novelli ha raccontato la vicenda che ha visto coinvolta sua figlia nel 2014, che fu segregata in casa dal suo fidanzato. “Nel momento in cui mia figlia mi chiamò per andarla a prendere, la trovai in condizioni fisiche disastrose e la portai al pronto soccorso del telefono rosa nell’ospedale Grassi. Lì era presente anche un’assistente sociale. Se non fosse stato per un’infermiera che ha incitato l’assistente sociale a denunciare, la signorina continuava a dire a mia figlia che la denuncia avrebbe potuto farla anche nei mesi successivi. Siamo andati alla polizia a sporgere denuncia e siamo state accolte malissimo”.
“Due poliziotti hanno preso in giro mia figlia. Mentre lei raccontava cosa le era accaduto, le dicevano: ‘Tu hai visto troppo Romanzo criminale. Io nun te credo, ma che stai a dì?!’. Le hanno detto che era una tossica, perché pesava 29 kili. Lei stava solo raccontando la verità, cioè che il suo fidanzato la picchiava, le aveva strappato i capelli, infatti non aveva più capelli. Elisa non voleva più parlare perché quei due poliziotti non le credevano”.
“Poi l’altra mia figlia si è arrabbiata e ha detto che se avessero continuato a prenderci in giro saremmo andati dai carabinieri. A quel punto si sono decisi a fare il verbale che abbiamo firmato, ma non ci hanno dato nessun tipo di supporto. Allora ho chiamato di nuovo la polizia e un bravo agente mi ha messo in contatto con un’ispettrice, a cui dovrei fare un monumento. Lei, con i suoi collaboratori, ci ha aiutato moltissimo”.