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Concordato preventivo biennale: cosa succede a chi non aderisce

L’importante novità del 2024 voluta dal governo è il concordato preventivo biennale, ma che cosa succede e chi decide di non aderire?

Si è molto discusso sul finire del 2023 di una delle misure che il governo guidato da Giorgia Meloni ha deciso di introdurre al fine di ridurre l’evasione fiscale. Si tratta del concordato preventivo biennale, una sorta di ‘accordo’ anticipato in merito alle imposte da versare che consente di bypassare, nel corso dei due anni successivi, il rischio di accertamenti fiscali.

Conseguenze rifiuto concordato preventivo
Concordato preventivo biennale, cosa succede se non si accetta – newspage.it

Offrendo in tal modo allo Stato la garanzia di ricevere un quantitativo prefissato di imposte, stabilito sulla base di una serie di variabili e del periodo lavorativo antecedente i due anni nel corso dei quali il concordato sarà in vigore. Ma, trattandosi di una scelta a discrezione del contribuente, che cosa succede nel caso in cui scelga di non aderire?

Concordato preventivo biennale, le conseguenze per chi non accetta

Per capire meglio quale possa essere lo scenario è bene analizzare con attenzione le slide che Palazzo Chigi ha predisposto per descrivere in maniera particolareggiata il decreto legislativo legato all’accertamento fiscale. Infatti in esse si parla anche del concordato preventivo biennale e di quello che può succedere a coloro che non aderiscono. Entrando nel merito di varie casistiche legate ad esempio a chi, pur manifestando la disponibilità a sottoscrivere questo particolare ‘accordo’, decida successivamente di non trasmettere all’autorità fiscale i dati e le informazioni richieste oppure scelga di rifiutare la proposta arrivata dall’Agenzia delle Entrate o ancora, decada dal concordato per altre ragioni.

Nel 2024 fase di rodaggio del concordato preventivo
Rischio di un’ispezione fiscale per i contribuenti – newspage.it

Ebbene in tutti questi casi il rischio concreto è quello di diventare oggetto di un’ispezione fiscale. Non si tratta di una novità in quanto tutti sono potenzialmente passibili di controlli ma in precedenza il rischio era considerato una conseguenza ‘tollerabile’ mentre l’essere inclusi nelle liste di controllo a seguito del rifiuto di una proposta dell’Ade rende di fatto quasi obbligatorio, a procedimento avviato, la sottoscrizione del concordato rendendo meno fattibile la cosiddetta opzione della non conformità. Ricordiamo che il 15 marzo di ogni anno ha inizio la procedura per andare a formalizzare questo accordo mentre la scadenza per inviare i dati all’amministrazione finanziaria è il 20 giugno. Entro cinque giorni dopo verrà formulata ed inviata al contribuente la proposta di accordo sulla base dei dati inviati e di quelli presenti nelle banche dati dell’amministrazione. Infine, entro il 30 giugno (con slittamento di 30 giorni per la sola fase di rodaggio del 2024), il contribuente dovrà decidere se accettare o meno la proposta.

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