Parla un autista di una delle aziende più controverse e più contestate al mondo, non è ben vista dai trasportatori pubblici di ogni paese
Fare un lavoro, impiegare tantissimo tempo per farlo, guadagnare una bella sommetta a fine anno, ma avere la magra consolazione che in tasca resta nemmeno il 20% di quello che si è guadagnato. Davvero un lavoro troppo dispendioso in termini di energia e una vera beffa dal punto di vista economico. Ma c’è chi lo fa con gioia e un pizzico di energia in più ogni giorno. Strano, ma vero. A raccontare la sua esperienza a Dean Ceran, un autista di Uber che, nonostante non riesca ad arricchirsi, prosegue a fare il suo lavoro col sorriso. Ed è lui stesso che lo racconta: “Ho accumulato 660mila chilometri, di cui oltre il 90% percorsi lavorando come autista Uber. Lavoro dalle 50 alle 60 ore a settimana e ho completato oltre 26mila viaggi in 7 anni di lavoro“.
Le parole cariche d’entusiasmo sono di un signore che si chiama Dean Ceran, un uomo di 66 anni della Virginia negli Stati Uniti e che di professione fa l’autista di Uber. Per lui un guadagno loro di 100 mila euro all’anno, ma al netto di spese e tasse, in tasca ne restano appena 20.000. Non proprio il massimo, ma lui continua a farlo ancora più di prima. E rincara la dose d’entusiasmo: “Quali sono i vantaggi? I soldi che guadagno e le persone che incontro lungo il percorso. Le cose negative il tempo necessario per tenere traccia di tutte le spese, per il resto sono contento“. E come dargli torto, visto che quando racconta la sua esperienza lo fa col sorriso e senza alcun cenno di pentimento.
Tanti altri autisti Uber però non la pensano come Dean
Per Ceran non è un problema che in tasca gli rimane poco o nulla, lui è contento di quello che fa e trova gratificante il lavoro di portare le persone a spasso e di ricevere dei soldi quanto basta per essere soddisfatto e stare bene. Ma non tutti la vedono cone Dean, anche perché in tanti si lamentano delle retribuzioni un po’ troppo basse rispetto a quanto è partito Uber, ma anche per il fatto che gli autisti sono diventati davvero tanti.
Per Dean c’è una strategia ben precisa e consiste nel “mantenere attiva l’app per ricevere continuamente richieste“. E così aumentano le richieste e i viaggi da fare. Molti autisti però credono che il servizio ride-hailing, ovvero quello che funziona con chiamata dalla app, sia diventato troppo poco remunerativo almeno rispetto a qualche tempo fa.