Pubblicato il 26 Ottobre 2016

In guerra per amore, il 27 ottobre al cinema il nuovo film di Pif: intervista e trama

“Mostriamo come il boss Lucky Luciano venne scarcerato negli Stati Uniti ed estradato in Italia per servizi resi durante la seconda guerra mondiale: gli americani non conoscevano la Sicilia e iniziarono a conoscerla tramite la mafia e questi contatti rappresentarono l’inizio di un patto destinato a protrarsi nel tempo, con la Repubblica italiana che avallò questa scelta”

In guerra per amore, il 27 ottobre al cinema il nuovo film di Pif: intervista e trama

Il prossimo 27 ottobre sbarcherà al cinema il nuovo film di Pif, il secondo dopo il successo di ‘La mafia uccide solo d’estate’. Nella pellicola ‘In guerra per amore’, con protagonisti lo stesso Pif e Miriam Leone, viene mostrato “come il boss Lucky Luciano – spiega Pif su Marieclaire – venne scarcerato negli Stati Uniti ed estradato in Italia per servizi resi durante la seconda guerra mondiale: gli americani non conoscevano la Sicilia e iniziarono a conoscerla tramite la mafia e questi contatti rappresentarono l’inizio di un patto destinato a protrarsi nel tempo, con la Repubblica italiana che avallò questa scelta”. Pif, qual è stato il momento più divertente della lavorazione? “Insomma, divertito per questo film non è il termine più adatto. È stato molto impegnativo fisicamente e mentalmente. Un po’ c’era la tensione del secondo film, il primo l’ho girato con molta più incoscienza, non avevo niente da perdere. E poi dovevamo girare moltissime scene in poco tempo. Che poi in realtà per essere un film italiano dieci settimane sono tantissime, però c’era veramente tanta roba da metterci dentro. Comunque è inutile, nella mia carriera cinematografica sarò sempre vittima di questo incubo di non avere abbastanza tempo. Anche la prima parte del montaggio l’ho vissuta col fantasma della mafia che uccide solo d’estate. Poi se n’è andato. Ma inizia ad essere divertente ora, quando lo racconto”.

“La guerra è una di quelle situazioni che ti tirano fuori i famosi lati che non conoscevi. E magari fa diventare il coraggioso vigliacco e viceversa. Io però più che immaginarmi soldato, ogni volta che sono in montagna e ho freddo anche se ho un giubbotto tecnologico e tanti strati moderni sotto a riscaldarmi, penso ai partigiani. Mi chiedo ma ce l’avrei fatta a fare il partigiano in montagna, al freddo, con quattro pezze addosso, in salita, con la fame e il rischio che mi sparassero? Io dico di sì ma non lo sapremo mai”.

“La maggior parte delle persone ignora cos’è successo davvero. La vulgata vuole che gli americani chiesero il permesso di sbarcare in Sicilia alla mafia. Ma anche se si era spartita i territori non era così potente, era meno organizzata e strutturata. Comunque soprattutto si ignora il fatto che si sia assunta un ruolo anticomunista e che aiutò gli americani non solo nel momento dello sbarco, ma anche dopo”.

E’ vero che i siciliani si stanno emancipando dalla mafia?
“C’è ancora, il pizzo, a Palermo. Ma mentre una volta se giravi un film in città dovevi pagare, a me non è stato chiesto niente, e neanche ad altri registi. Forse ho l’ottimismo di chi sta lontano perché non ci vivo più, però una volta mi sembra che la mafia culturalmente si subisse di più. Non mi stanco di fare l’esempio di Addio pizzo, il comitato che nasce non dai commercianti ma dagli studenti. Oggi ci sono più di mille negozi che hanno l’adesivo di Addio pizzo sulla vetrina e non hanno problemi, tra l’altro ci sono intercettazioni telefoniche di mafiosi che dicono “non andare da quello a chiedere il pizzo perché è di Addio pizzo e sono camurrie (rotture di scatole in palermitano). Banalmente l’unione funziona: se i commercianti sono mille non puoi ucciderli tutti quanti. Hanno raggiunto una massa critica che sta facendo diventare sconveniente un affare”.

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