Mutuo, ma quanto mi costi?
Per cominciare, dobbiamo sapere che attualmente spread e tassi d’interesse sono a livelli da minimo storico e, pertanto, si può ritenere questo un periodo favorevole per l’acquisto della casa. Attenzione, però…
Ultimamente, il mercato immobiliare è tornato ad avere un certo equilibrio stabile: gli italiani, infatti, hanno ripreso coscienza dell’importanza della proprietà di un’abitazione, soprattutto fra i giovani che, obiettivamente, sono quelli con le maggiori possibilità temporali, avendo a loro disposizione tanti anni per ammortizzare la spesa dell’acquisto. Tanti anni perché, com’è facile immaginare, la spesa in questione, a parte rare eccezioni, viene sempre sostenuta con l’accensione di un mutuo: proviamo allora a fare un breve vademecum riguardo alle spese connesse all’apertura di un finanziamento immobiliare. Per cominciare, dobbiamo sapere che attualmente spread e tassi d’interesse sono a livelli da minimo storico e, pertanto, si può ritenere questo un periodo favorevole per l’acquisto della casa. Attenzione, però, poiché le prime spese da mettere in conto sono quelle legate all’istruttoria, cioè a tutte le operazioni necessarie per una giusta valutazione della possibilità di accensione finanziamento. Di regola, la percentuale varia fra lo 0,50 e l’1%, fermo restando che ci sono alcune banche (di regola quelle on line) che offrono invece l’apertura della pratica a costo zero.
Altra spesa da sostenere è quella del perito che determinerà quale sarà l’importo da erogare. Stiamo parlando della spesa di perizia che si aggira fra i 150 e i 300€. E anche in questo caso, la banca on line spesso offre gratuitamente tale servizio. Terza somma da considerare è quella relativa alle spese notarili: è una di quelle più elevate, nonostante ovviamente vari in base al valore della casa e della percentuale di mutuo erogato. Dobbiamo sapere comunque che possiamo arrivare anche ad importi considerevoli, vicino ai 2.000€, comprendendo anche i costi dell’atto ipotecario. Non dobbiamo poi dimenticare le tasse, dovute sul finanziamento percepito, e direttamente trattenute dalla banca. Se il mutuo è per la prima casa, l’imposta sarà dello 0,25% mentre, per la seconda o per immobili commerciali, sono vigenti le seguenti regole: imposta del 2% per contratti stipulati entro il 2014, per quelli successivi imposta forfettaria di 50€ e 200€ per acquisto dalla casa costruttrice.
Infine la polizza assicurativa (che è obbligatoria per scoppio e incendio, mentre altre risultano facoltative) e i costi per l’incasso rata, le spese annue di gestione e per l’eventuale estinzione anticipata (in vigore per mutui stipulati prima della Legge Bersani). E se ad un certo punto siamo costretti a ritardare i pagamenti delle nostre rate o a sospenderli? Nel primo caso, il debitore viene dichiarato moroso se la rata viene pagata fra il 30° e il 180° giorno della scadenza. Dovrà quindi pagare interessi di mora e, se il ritardo si verifica per almeno sette volte, la banca può invocarlo come causa di risoluzione del contratto.
In caso in cui, invece, si verifichi uno dei seguenti fatti gravi, quali perdita del lavoro, decesso di uno degli intestatari del mutuo, handicap grave, reddito ISEE non superiore a 30.000 € e importo mutuo non superiore a 250.000 €, si può fare domanda per la sospensione del pagamento del mutuo, purché un eventuale ritardo nei precedenti pagamenti non sia stato superiore ai 90 giorni. In questo caso interverrà un Fondo di Solidarietà per i mutui prima casa che aiuterà le persone in difficoltà per un massimo di 18 mesi, durante i quali i pagamenti potranno appunto essere sospesi.